C'è una diversity di cui nessuno parla: parola agli introversi
La storia
Negli ultimi quattro mesi, il processo a Elizabeth Holmes ha appassionato l’America. La fondatrice della startup Theranos, che prometteva di rivoluzionare la tecnica per le analisi del sangue, è stata riconosciuta colpevole di 4 reati e rischia 20 anni di carcere. I test non hanno mai funzionato e lei per 10 anni ha ingannato investitori, dipendenti, giornalisti.
Perché me ne parli?
Secondo Andy Green, Holmes appartiene a un classico tipo di leadership iper-ottimista, che uno dei più celebri test di personalità, il Myers-Briggs, classificherebbe come estroverso.
Cosa c’entra con i suoi reati?
Durante il processo, racconta Green, è emerso che mesi prima che la macchina per gli esami del sangue fosse messa sul mercato, il direttore del laboratorio Adam Rosendorff aveva detto a Holmes che necessitava di più tempo per convalidare i risultati. Lei era andata avanti a tutta velocità ignorando il suo consiglio. Alcuni direttori di laboratorio dopo, è toccato a Kingshuk Das provare a spiegare che «l'ultima versione della loro tecnologia per la tosse stava rilevando antigeni prostatici specifici nelle pazienti di sesso femminile. Holmes, fedele al suo DNA estroverso, disse al dottor Das che stava invece trovando una rara forma di cancro al seno».
Colpa della sua estroversione?
Secondo Green sì. «Come membro di lunga data della comunità degli introversi, ho sperimentato direttamente la frustrazione sbalorditiva di spiegare a un estroverso dati che significano esattamente l'opposto di ciò che crede».
Cosa stai cercando di dirmi?
Viviamo in una società dove l’estroversione è lo standard e dove si cerca di convertire gli introversi in estroversi. «Dalle scuole elementari e dai campi estivi fino ai viaggi o conferenze di lavoro, si forza la connessione e la collaborazione a scapito della solitudine e della consapevolezza», scrive Ellie Rives. «Partecipare significa parlare, stare in piedi, esporsi».
Succede pure in azienda
«Il mondo aziendale detesta gli introversi» scrive Green. «Pure nelle aree in cui hai bisogno di qualcuno che realizzi effettivamente tutte le bugie e le delusioni diffuse dalla classe dirigente - ad esempio contabilità, analisi finanziaria e team IT - gli introversi sono appena tollerati». L’introverso non fa carriera. E quando ne chiede il perché, si sente rispondere che deve assumere una serie di atteggiamenti a lui alieni: deve diventare un estroverso. Le competenze per interagire con le altre persone e il talento per inserirsi negli ingranaggi aziendali sembrano fondamentali.
Ma ne siamo proprio sicuri?
«I relatori hanno bisogno di ascoltatori, gli attori hanno bisogno di un pubblico e così alcuni leader sono costruiti sul duro lavoro e sulle grandi menti delle persone che si accontentano di restare dietro le quinte», scrive Ellie Rives. Inoltre «come introversa, ho più di trent'anni di acuta osservazione a mia disposizione quando ho bisogno di prendere decisioni in una frazione di secondo». Per ulteriori prove della necessità di avere e valorizzare gli introversi in azienda, consiglio il libro e il Ted di Susan Cain Quiet.
Questo articolo è tratto dal numero 9 del 29 gennaio 2022 della newsletter “Voices”, una newsletter settimanale di Diagonal curata da Annalisa Monfreda. Ogni settimana racconta storie, voci, dati e approfondimenti per ispirarti lungo il percorso verso un’azienda inclusiva. Siamo infatti convinte che la diversità sia la più grande opportunità di innovazione che abbiamo, l’occasione di riscrivere le regole del lavoro, di ridisegnarne i riti, gli spazi, la cultura. Se desideri iscriverti clicca qui. Ti aspettiamo!