Come comunicare la necessità di lavoro extra in azienda

La storia

Elon Musk, neo Ceo di Twitter, ha inviato una lettera ai suoi dipendenti in cui scrive tra le altre cose: «Andando avanti, per costruire un Twitter 2.0 rivoluzionario e avere successo in un mondo sempre più competitivo, dovremo essere estremamente hardcore. Ciò significherà lavorare per lunghe ore ad alta intensità. Solo prestazioni eccezionali costituiranno un voto positivo».

E ti stupisci?

No. Conoscendo il lato oscuro della vita di Elon Musk, mirabilmente raccontato da Tim Denning in questo articolo, dalle 120 ore di lavoro settimanali alle volte in cui resta in azienda per 3-4 giorni di seguito, si capisce che sta solo chiedendo ai suoi dipendenti di essere come lui.

Perché me ne parli allora?

Perché sta facendo una cosa giusta nel modo sbagliato.

Cosa c’è di giusto?

Succede, nei primi passi di una start-up o nel corso della vita di un’azienda, che si debbano affrontare eventi dirompenti, sfide complesse e che ci voglia un extra sforzo da parte dei dipendenti per andare avanti. La cosa giusta è chiederlo esplicitamente.

E cosa c’è di sbagliato?

Innanzitutto, ci vuole una visione: «Musk non ha una visione chiara delineata, parla solo Twitter 2.0, qualunque cosa significhi», scrive Mark A. Herschberg. Karl Weick lo chiama “sensemaking”: «Ci affidiamo alle narrazioni per “dare un senso” a situazioni ambigue e perseguire un piano d’azione in coordinamento con gli altri. La nostra dipendenza dalle narrazioni significa che in assenza di una storia coerente ci sentiremo persi e privi di fondamento», scrive qui Ed Batista. «Questi rush di lavori forzati lasciano stress, ansia e cattivi ambienti di lavoro, per non parlare dei matrimoni falliti, delle amicizie in declino e del tributo fisico ed emotivo che richiedono. Per farli, le persone hanno bisogno di una visione chiara da accettare, la sensazione che ci sia un nitido obiettivo o punto preciso di quando la marcia sarà finita (anche se potrebbe volerci un po’ per arrivarci), e una chiara ricompensa per averlo fatto», continua Herschberg.

In che senso una ricompensa?

Questo è il secondo punto fondamentale: bisogna esplicitare il vantaggio per il dipendente. Per i leader che guidano gli sforzi di trasformazione, «il senso dello scopo deve essere cristallino e personale per ogni individuo», spiega Art Pretty. Paragonando questi momenti di cambiamento al trasloco che ha appena fatto con sua moglie, dice: «Nei momenti di dubbio, ci ha aiutato a ricordare a noi stessi i motivi per cui stavamo vivendo questo incubo. Ovvero: il cambiamento nella routine quotidiana per entrambi, la ristrutturazione della casa dei nostri sogni e la gioia (nel mio caso) di un lavoro all’aperto senza fine erano potenti».

C’è anche un diversa liturgia per queste comunicazioni?

Secondo Herschberg sì: «Tali conversazioni, sebbene a volte annunciate in massa, dovrebbero essere tenute faccia a faccia con i manager per esaminare i dettagli. La discussione dovrebbe riguardare quanto durerà, come sarà il lavoro e il livello di impegno e, cosa più importante, quali ricompense otterrà il dipendente per il suo impegno».

Una volta accettato, come si affronta un periodo di extra sforzo?

In maniera zen. Quando guardiamo la montagna di compiti che abbiamo davanti, facciamo l’errore di considerarli un tutto unico, scrive Leo Babauta. Ma «non c’è modo di affrontare una montagna in una volta sola. Presi singolarmente, i compiti non sono così difficili». E quindi:

  • Concentrati sul fare una cosa. Piccola, media o grande, ma concentrati su una cosa. Poi su un’altra. Poi un’altra ancora.

  • Trova piccole vittorie: una volta che inizi a fare progressi, divertiti a trovare piccole cose che puoi fare per ridurre la pila di compiti e ottenere più vittorie al tuo attivo.

Questo articolo è tratto dal numero 46 del 27 novembre 2022 della newsletter “Voices”, una newsletter settimanale di Diagonal curata da Annalisa Monfreda. Ogni settimana racconta storie, voci, dati e approfondimenti per ispirarti lungo il percorso verso un’azienda inclusiva. Siamo infatti convinte che la diversità sia la più grande opportunità di innovazione che abbiamo, l’occasione di riscrivere le regole del lavoro, di ridisegnarne i riti, gli spazi, la cultura. Se desideri iscriverti clicca qui. Ti aspettiamo!

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