Donna, 35enne, sicura di te: è ora di affrontare i peggiori pregiudizi di genere

Amanda Kersey è un’audioproducer di Harvard Business Review. Ha (quasi) 35 anni e si guarda allo specchio per fare un bilancio della sua vita professionale.

Cosa vede?

Una donna molto più sicura di sé rispetto a 10 anni fa. Che guadagna di più, potendosi permettere pensione integrativa, vacanze e massaggi. Ha un marito che condivide pienamente tutte le responsabilità. È più indipendente e influente al lavoro e gestisce meglio lo stress.

Ma?

Esatto, c’è un “ma”. Amanda sa che la sicurezza di sé che è orgogliosa di aver acquisito presto sarà vista dagli altri come una minaccia e una ragione per amarla di meno e valutarla peggio.

Chi lo dice?

I ricercatori della Harvard Business School, Colleen Ammerman e Boris Groysberg, rilevano che tra i 30 e i 40 anni è la fase in cui le donne devono affrontare la maggior parte dei pregiudizi di genere. Come quello che siano meno coinvolte sul lavoro rispetto agli uomini nella stessa posizione. Non solo. Entrano in una fase in cui il legame tra simpatia e competenza diventa stranamente rilevante. Una partecipante alla loro ricerca lo ha riassunto brillantemente: «Sei vista come una stronza se hai troppo successo, o una figura materna se sei benvoluta».

A cosa è dovuto questo fenomeno?

Un altro studio, che arriva alle stesse conclusioni analizzando le valutazioni che gli studenti danno ai professori delle business school, spiega che questo periodo è particolarmente “pericoloso” per le donne che hanno acquisito esperienza e status perché «hanno molte probabilità di essere percepite come estremamente incongruenti con gli stereotipi sul ruolo sessuale». E quando le donne violano gli stereotipi sul ruolo sessuale (ad esempio, dimostrando competenza e assertività), le persone impongono sanzioni sociali ed economiche. «È possibile», scrivono i ricercatori, «che la crescente statura professionale delle donne mentre passano dalla giovane età adulta alla mezza età possa minacciare un sistema che le ha tradizionalmente escluse da posizioni di potere e status». Alla gente generalmente piacciono ancora le donne che sono “belle”, non le donne che hanno raggiunto un ruolo di alto rango che è stato a lungo dominato dagli uomini.

Cosa possiamo fare?

Esserne consapevoli, innanzitutto: non siamo noi, ma lo stereotipo che ci circonda. E nei limiti del possibile non farci condizionare da esso. Sempre questo secondo studio, chiedendosi se per caso fossero le donne a cambiare atteggiamento in quell’età risultando più odiose, osserva che probabilmente: «Se c’è un deficit di calore umano osservabile nelle donne di mezza età», scrivono, «è possibile che rifletta il trattamento più negativo che subiscono da coloro che si aspettano che siano scortesi».

Questo articolo è tratto dal numero 44 del 12 novembre 2022 della newsletter “Voices”, una newsletter settimanale di Diagonal curata da Annalisa Monfreda. Ogni settimana racconta storie, voci, dati e approfondimenti per ispirarti lungo il percorso verso un’azienda inclusiva. Siamo infatti convinte che la diversità sia la più grande opportunità di innovazione che abbiamo, l’occasione di riscrivere le regole del lavoro, di ridisegnarne i riti, gli spazi, la cultura. Se desideri iscriverti clicca qui. Ti aspettiamo!

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