Il potere delle regole
Il fatto
La Corte Suprema degli Stati Uniti d’America, per rompere l’abitudine degli uomini di interrompere le donne (manterrupting: neologismo da sfoggiare all’occorrenza!) si è data una regola: quando un avvocato termina la sua arringa, i giudici gli pongono domande uno alla volta, in ordine di anzianità.
Le puntate precedenti
Una ricerca della Northwestern University, nel 2017, aveva dimostrato che il fenomeno delle interruzioni avveniva soprattutto ai danni delle donne, tanto più se giovani.
Ha funzionato?
La giudice Sonia Sotomayor, la più interrotta di tutti nel mandato 2019, ha raccontato che la regola ha avuto effetti prodigiosi. «I miei colleghi sono molto più sensibili di prima. Capita che durante le udienze un giudice dica: “Mi dispiace, ti ho interrotto?” Prima non succedeva».
Come si spiega?
La regola spezza gli automatismi: ci costringe a porre l’attenzione su un’azione che prima avremmo fatto con naturalezza. Aneddoto personale: una volta venne in ufficio la figlia di una collega, che in casa riceveva un euro per ogni parolaccia pronunciata dai genitori. Pensò bene di applicare la regola alla riunione di redazione: lei ottenne 5 euro e noi ci accorgemmo di quanto fossimo scurrili senza rendercene conto. Mai soldi furono spesi meglio.
Ma perché alcune regole funzionano e altre no?
Lo spiega benissimo Vittorio Pelligra. Le regole che funzionano sono quelle verso cui abbiamo grosse aspettative, non quelle di cui temiamo la sanzione. Le regole, insomma, che ci portano un grosso beneficio se vengono rispettate da tutti.
La controprova
Anche un giudice maschio, il più anziano di tutti, Clarence Thomas, noto per aver partecipato raramente alle sessioni della Corte Suprema, grazie alla nuova regola ha posto domande durante ogni discussione ed è diventato una voce più attiva durante le udienze in tribunale.
Cosa possiamo fare in azienda
Che si tratti di policy aziendali o di regole del gioco per il tuo team, tre consigli per legiferare in modo efficace:
La regola deve essere semplice (si può dire in una frase?) ed epica (riesci a identificare un prima e dopo la sua emissione?).
La regola serve a modificare un comportamento tossico, ma deve portare un vantaggio anche a chi non subisce quel comportamento.
La sanzione conta poco, ma può aiutare a introdurre l’elemento “challenge” o “gaming”. Ricordo ancora l’euro di tassa imposto dalla figlia della mia collega: perché non istituire una raccolta fondi per una buona causa alimentata da tutti coloro che contravvengono alla regola?
E adesso ridiamoci (e riflettiamoci) su: le regole più bizzarre inventate dalle aziende più famose, dai 5 secondi di Netflix alle due pizze di Amazon. E tu, che regola vorresti per la tua azienda?
Questo articolo è tratto dal numero 2 del 27 novembre 2022 della newsletter “Voices”, una newsletter settimanale di Diagonal curata da Annalisa Monfreda. Ogni settimana racconta storie, voci, dati e approfondimenti per ispirarti lungo il percorso verso un’azienda inclusiva. Siamo infatti convinte che la diversità sia la più grande opportunità di innovazione che abbiamo, l’occasione di riscrivere le regole del lavoro, di ridisegnarne i riti, gli spazi, la cultura. Se desideri iscriverti clicca qui. Ti aspettiamo!