Il privilegio di essere in due. Ovvero come avere sia una carriera sia una famiglia

La storia

In un pomeriggio di sole di un anno fa, la vita di Pete Buttigieg è cambiata. Il celebre politico americano, responsabile dei trasporti, il primo apertamente gay in un’amministrazione Usa, era in viaggio di lavoro. Suo marito Chasten lo chiamò per dirgli che una madre aveva partorito due gemelli che voleva dare in adozione: era il loro turno. Quel pomeriggio è iniziata una storia di genitorialità che Buttigieg ha raccontato su Medium e che contiene almeno quattro lezioni per tutti.

1_Nessuno sa fare il genitore prima di diventarlo

Con quei due bebè tra le braccia, da un giorno all’altro, Pete e Chasten si sentono profondamente insicuri. Poi iniziano a nutrirli, cambiarli, fasciarli, decine di volte al giorno: un flusso ininterrotto di azioni che diventano sempre più naturali. Esattamente come succede alle mamme durante il congedo parentale. Nessuna predisposizione innata o competenza che sgorghi assieme al latte materno. Solo tanta tanta pratica.

2_Crescere un neonato è una fatica senza eguali

Pete e Chasten vengono travolti dal nuovo ruolo di genitori. E tutto ciò che non riguarda i bambini viene concentrato tra una poppata e l’altra: «La differenza tra il giorno e la notte non significa più nulla», scrive Pete. «Dopo una campagna presidenziale e un dispiegamento militare in tempo di guerra, non ero estraneo al duro lavoro. Ma questo era un livello completamente nuovo di privazione del sonno prolungata».

3_La svolta arriva quando si accorgono di essere in due

«Dopo aver ammesso a noi stessi che eravamo a malapena funzionali mentre cercavamo di fare tutto fianco a fianco», scrive Buttigieg, «Chasten e io abbiamo sviluppato un sistema di turni in modo che ognuno di noi potesse contare almeno su quattro o cinque ore consecutive di riposo». Pete e Chastain sono privilegiati, hanno soldi e lavori flessibili, ma il loro privilegio maggiore è avere l’un l’altro. Essere totalmente paritari. Senza la gabbia di un ruolo assegnato in base al genere di appartenenza.

4_Non sei un cattivo genitore se pensi anche al lavoro

Quando uno dei due neonati si ammala gravemente e viene ricoverato a 100 miglia di distanza, si trasferiscono entrambi nella città dove si trova l’ospedale. Il congedo parentale nel frattempo finisce e Buttigieg, che non ha mai staccato del tutto, è costretto a uno switch continuo: «Sbucciavo delicatamente le sue piccole dita dalle mie e mi allontanavo dal letto. Mi mettevo una cravatta, andavo in una stanza vicina (o in bagno), aprivo il laptop, sceglievo uno sfondo virtuale in modo che nessuno si distraesse vedendo che stavo facendo la riunione da un ospedale, e giù a lavorare».

Il primo anno può sembrare di totale trasformazione per i bebè. Ma a cambiare più di tutto sono i genitori… e la società, ogni volta che una storia come questa viene raccontata.

«Tutte le politiche che mirano a sostenere la maternità senza promuovere una cultura che dia valore al ruolo e al coinvolgimento degli uomini nella cura possono essere considerate implicitamente a supporto di una visione più tradizionale dei ruoli di genere, con la donna-madre casalinga e l’uomo lavoratore».

Francesca Luppi e Alessandro Rosina

Questo articolo è tratto dal numero 38 del 1 ottobre 2022 della newsletter “Voices”, una newsletter settimanale di Diagonal curata da Annalisa Monfreda. Ogni settimana racconta storie, voci, dati e approfondimenti per ispirarti lungo il percorso verso un’azienda inclusiva. Siamo infatti convinte che la diversità sia la più grande opportunità di innovazione che abbiamo, l’occasione di riscrivere le regole del lavoro, di ridisegnarne i riti, gli spazi, la cultura. Se desideri iscriverti clicca qui. Ti aspettiamo!

Guest User