Un'azienda guidata dalla creatività

La storia

Alla fine del 2019 Brian Chesky fece un brutto sogno. [Brian Chesky è il fondatore di Airbnb. Sì, quello che ha annunciato che i suoi dipendenti si sarebbero visti in presenza una settimana ogni tre mesi].

Cosa ha sognato stavolta?

«Ho fatto questo terribile sogno di lasciare l’azienda. Sono tornato e sono rimasto inorridito da quello che ho trovato. E poi ho capito che era esattamente quello che stavamo facendo in quel momento», ha raccontato durante una conversazione sul palco del Fast Company Innovation Festival.

Qual era il problema?

«L’azienda operava con quasi una dozzina di divisioni che creavano le proprie suddivisioni che, a loro volta, portavano all’esclusione di un messaggio centrale e, essenzialmente, alla mancanza di strategia», racconta Chesky. Le spese aumentavano, la crescita rallentava.

Airbnb era diventata un’azienda come le altre e quindi?

Chesky ha capito che doveva comportarsi come un designer (quale è) e non come un manager. Così ha iniziato a snellire la struttura, riducendo le divisioni, e a diminuire la spesa di marketing, provando a fare affidamento sulla forza che il brand aveva sull’immaginario collettivo. «Faremo meno cose, ma saremo totalmente funzionali. Diventeremo un’azienda guidata dalla creatività».

Cosa significa lasciar guidare un’azienda dalla creatività?

Proviamo a capirlo con Todd Henry, che nel suo nuovo libro, Daily Creative, spiega cosa serve per rendere la creatività un esercizio quotidiano e come renderla più praticabile e produttiva (perché la creatività non riguarda solo l’avere idee e la fantasia: si tratta di fare qualcosa con queste idee ed essere credibilmente produttivi). Secondo Henry, come Chesky, i problemi delle aziende non sono la mancanza di risorse, talenti, motivazione, bensì i processi inutilmente complessi che costruiamo. I processi sono il motivo per cui diveniamo sciatti nel tempo e le idee non arrivano. «Non ci rendiamo conto di quanto facilmente possiamo scivolare in un luogo di complessità non necessaria (...). Stiamo saltando oltre 7 ostacoli solo per essere in grado di arrivare al punto in cui possiamo fare il lavoro, perché abbiamo reso le cose inutilmente complesse» ha detto nel podcast Ideas to value con Nick Skillicorn.

Come siamo arrivati a questo punto?

Lo riassume bene il ceo di Netflix Reed Hastings. «Se si pensa agli ultimi 300 anni, abbiamo avuto fabbriche che forniscono un enorme valore economico, e quindi gran parte della nostra società ha la fabbrica come modello dell’organizzazione», aggiunge. «Molto dall’alto verso il basso, molto processo, molto efficiente. Ma non è il modo giusto per gestire un’organizzazione creativa», ha detto in questo Ted talk. «Un’organizzazione che ha bisogno di nuove idee, deve essere in grado di commettere errori».

Cosa succede quando la creatività si siede al tavolo?

Hai presente tutti quei cattivi compromessi che facciamo quotidianamente perché non c’è davvero una soluzione migliore delle altre? Ebbene è lì che «la creatività è davvero utile», ci dice Chesky. «Perché quando hai due opzioni sbagliate, la creatività a volte ti permette di progettare un vantaggio per tutti, un terzo percorso».

Come si fa concretamente?

Chesky ha snellito la struttura. Henry suggerisce di cominciare a porsi queste domande: «Hai reso la tua vita inutilmente complessa? C’è un punto nei tuoi processi in cui stai mettendo ostacoli davanti a te stesso, o se sei un leader, c’è un punto in cui stai mettendo ostacoli davanti alla tua squadra che non sono necessari? Come puoi semplificare il processo, in modo da poter utilizzare le tue risorse mentali per fare il lavoro stesso?».

Il benefit che non ti aspetti

Brian Chesky conclude: «Penso che potrebbe accadere una rinascita creativa, perché quando guardo alla prossima generazione, sono davvero diversi. Hanno questo spirito creativo e penso che la creatività sia molto correlata all’umanesimo. Penso che le persone vogliano comprare cose da aziende o lavorare per aziende profondamente umanistiche».

«L’innovazione richiede variazione, mentre nella produzione si cerca di ridurre la variazione. Il paradigma manifatturiero fondamentale è ridurre la variazione e il paradigma creativo fondamentale dell’innovazione è aumentarla».

Reed Hastings, ceo di Netflix


La storia

In un pomeriggio di sole di un anno fa, la vita di Pete Buttigieg è cambiata. Il celebre politico americano, responsabile dei trasporti, il primo apertamente gay in un’amministrazione Usa, era in viaggio di lavoro. Suo marito Chasten lo chiamò per dirgli che una madre aveva partorito due gemelli che voleva dare in adozione: era il loro turno. Quel pomeriggio è iniziata una storia di genitorialità che Buttigieg ha raccontato su Medium e che contiene almeno quattro lezioni per tutti.

1_Nessuno sa fare il genitore prima di diventarlo

Con quei due bebè tra le braccia, da un giorno all’altro, Pete e Chasten si sentono profondamente insicuri. Poi iniziano a nutrirli, cambiarli, fasciarli, decine di volte al giorno: un flusso ininterrotto di azioni che diventano sempre più naturali. Esattamente come succede alle mamme durante il congedo parentale. Nessuna predisposizione innata o competenza che sgorghi assieme al latte materno. Solo tanta tanta pratica.

2_Crescere un neonato è una fatica senza eguali

Pete e Chasten vengono travolti dal nuovo ruolo di genitori. E tutto ciò che non riguarda i bambini viene concentrato tra una poppata e l’altra: «La differenza tra il giorno e la notte non significa più nulla», scrive Pete. «Dopo una campagna presidenziale e un dispiegamento militare in tempo di guerra, non ero estraneo al duro lavoro. Ma questo era un livello completamente nuovo di privazione del sonno prolungata».

3_La svolta arriva quando si accorgono di essere in due

«Dopo aver ammesso a noi stessi che eravamo a malapena funzionali mentre cercavamo di fare tutto fianco a fianco», scrive Buttigieg, «Chasten e io abbiamo sviluppato un sistema di turni in modo che ognuno di noi potesse contare almeno su quattro o cinque ore consecutive di riposo». Pete e Chastain sono privilegiati, hanno soldi e lavori flessibili, ma il loro privilegio maggiore è avere l’un l’altro. Essere totalmente paritari. Senza la gabbia di un ruolo assegnato in base al genere di appartenenza.

4_Non sei un cattivo genitore se pensi anche al lavoro

Quando uno dei due neonati si ammala gravemente e viene ricoverato a 100 miglia di distanza, si trasferiscono entrambi nella città dove si trova l’ospedale. Il congedo parentale nel frattempo finisce e Buttigieg, che non ha mai staccato del tutto, è costretto a uno switch continuo: «Sbucciavo delicatamente le sue piccole dita dalle mie e mi allontanavo dal letto. Mi mettevo una cravatta, andavo in una stanza vicina (o in bagno), aprivo il laptop, sceglievo uno sfondo virtuale in modo che nessuno si distraesse vedendo che stavo facendo la riunione da un ospedale, e giù a lavorare».

Il primo anno può sembrare di totale trasformazione per i bebè. Ma a cambiare più di tutto sono i genitori… e la società, ogni volta che una storia come questa viene raccontata.

«Tutte le politiche che mirano a sostenere la maternità senza promuovere una cultura che dia valore al ruolo e al coinvolgimento degli uomini nella cura possono essere considerate implicitamente a supporto di una visione più tradizionale dei ruoli di genere, con la donna-madre casalinga e l’uomo lavoratore».

Francesca Luppi e Alessandro Rosina

Questo articolo è tratto dal numero 37 del 24 settembre 2022 della newsletter “Voices”, una newsletter settimanale di Diagonal curata da Annalisa Monfreda. Ogni settimana racconta storie, voci, dati e approfondimenti per ispirarti lungo il percorso verso un’azienda inclusiva. Siamo infatti convinte che la diversità sia la più grande opportunità di innovazione che abbiamo, l’occasione di riscrivere le regole del lavoro, di ridisegnarne i riti, gli spazi, la cultura. Se desideri iscriverti clicca qui. Ti aspettiamo!


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