L'importanza di fare domande
La storia
Julie Sweet è la prima Ceo di Accenture, multinazionale della consulenza, che non è entrata in azienda subito dopo il college. Non solo: pur avendo un background legale, guida un’azienda che ha la tecnologia come core business. E quando è entrata in Accenture, come General Counsel, non aveva mai gestito un’azienda. A chi le domanda come abbia fatto a costruire la sua credibilità, risponde che ha seguito quella che lei chiama “la regola del perché”.
Di cosa si tratta?
Ogni volta che non capisce qualcosa intuitivamente, prende appunti e poi torna sul quel punto per chiedere “Perché?”. «Se ti stai chiedendo “perché”, c’è di sicuro qualcun altro nella stanza che se lo sta chiedendo come te», spiega.
Tutto qui?
Sembra facile, ma lo facciamo in pochi. Dalla scuola fino al mondo del lavoro, «siamo addestrati per trovare risposte convincenti, ma dove impariamo a fare domande migliori?», scrive Linda Zhang in questo articolo che vuole proprio rispondere a questo bisogno. «Per tutta la vita, ho pensato che le persone più intelligenti avessero tutte le risposte. Le società di consulenza sono orgogliose di mettere la risposta al primo posto. Le aziende tecnologiche sono orgogliose di muoversi velocemente grazie all’iterazione della risposta. Ma quali sono i costi di essere così orientati alla risposta?».
Perché ci tratteniamo dal fare domande?
Le ragioni sono molteplici e questo articolo di Hbr ci dà un ventaglio piuttosto completo delle motivazioni. Tu in quale ti riconosci?
Le persone possono essere egocentriche, desiderose di impressionare gli altri con i propri pensieri, storie e idee (e non pensare nemmeno di fare domande).
O forse sono apatiche: non si preoccupano abbastanza di chiedere, o immaginano già di essere annoiate dalle risposte che sentiranno.
Possono essere troppo sicure delle proprie conoscenze e pensare di conoscere già le risposte (cosa che a volte accade, ma di solito no).
O forse impaurite di fare la domanda sbagliata e di essere viste come maleducate o incompetenti.
Ma il più grande inibitore, a nostro avviso, è che la maggior parte delle persone semplicemente non capisce quanto possano essere utili le buone domande. Se lo facessero, finirebbero molte meno frasi con un punto e più con un punto interrogativo.
Perché è così cruciale fare domande?
In questo articolo su come usare l’inesperienza a tuo vantaggio, Phil Roberts espone almeno due buoni motivi per chiedere sempre perché:
Con le tue domande, aiuti gli altri a divenire consapevoli di tutto ciò che con l’esperienza hanno imparato senza rendersene conto. «Ciò impedisce all’azienda di diventare defunta in un mondo in continua evoluzione. Le domande più stupide non vengono mai poste. E di conseguenza, le aziende falliscono alla grande».
Chiedendo, impari dagli errori degli altri invece di commetterli da solo.
Per sintetizzare con le parole di Linda Zhang: «Fare domande ci dà l’opportunità di sviluppare gli altri, ridimensionare noi stessi e immaginare un futuro più interessante».
Si può imparare a domandare?
«Per alcune persone, le domande vengono facilmente», scrive Hbr. «La loro naturale curiosità, intelligenza emotiva e capacità di leggere le persone mettono la domanda ideale sulla punta della loro lingua. Ma la maggior parte di noi non fa abbastanza domande, né pone le proprie domande in modo ottimale. La buona notizia è che ponendo domande, miglioriamo naturalmente la nostra intelligenza emotiva, che a sua volta ci rende migliori interrogatori: un circolo virtuoso». Qui trovi alcuni esempi di domande aperte e domande chiuse. E qui c’è un libro per imparare a fare domande bellissime.
Fai domande a cui le persone saranno felici di rispondere.
Dale Carnegie, 1936, How to Win Friends and Influence People
Questo articolo è tratto dal numero 53 del 25 febbraio 2023 della newsletter “Voices”, una newsletter settimanale di Diagonal curata da Annalisa Monfreda. Ogni settimana racconta storie, voci, dati e approfondimenti per ispirarti lungo il percorso verso un’azienda inclusiva. Siamo infatti convinte che la diversità sia la più grande opportunità di innovazione che abbiamo, l’occasione di riscrivere le regole del lavoro, di ridisegnarne i riti, gli spazi, la cultura. Se desideri iscriverti clicca qui. Ti aspettiamo!