Non far cadere le sfere di vetro

La storia

Wally è un consulente indipendente. Un giorno un suo cliente, il Ceo di un’azienda, gli chiede di partecipare a una riunione del personale di sabato mattina. Wally rifiuta perché ha un impegno precedente. “Cosa può esserci di più importante?”, gli chiede il Ceo. “La partita di calcio di due dei miei figli”, risponde Wally, che da qualche tempo ha iniziato a fermare gli appuntamenti familiari sul suo calendario e a considerarli sacri come gli altri eventi. “Tra un anno non ricorderai nemmeno quella partita di calcio. Fammi sapere cosa decidi”, ribatte il Ceo. Wally, dopo lunghe riflessioni, decide di tenere fede all’impegno con i figli, perdendo così uno si suoi clienti più importanti.

Cosa stai cercando di dirmi?

«In un certo senso quel cliente aveva ragione», dice Wally. «Non ricordo niente della partita di calcio di quel giorno. Ma ricordo molti momenti splendidi che non avrei mai vissuto durante una riunione con un cliente o mentre lavoravo a un report. Quando sei nel bel mezzo di una carriera, è facile fare eccezioni finché non diventano la regola. È facile lasciare che la tua famiglia ti perdoni e ti perdoni, finché non smette. Una persona saggia una volta mi ha detto che la vita è come destreggiarsi tra le palline che rappresentano tutte le pretese sul tuo tempo. Non sarai mai perfetto: lascerai cadere una palla di tanto in tanto. Andrà tutto bene, ti riprenderai. Ma, mi ha detto, alcune palle, le relazioni importanti, sono come palle di vetro. Se le lasci cadere, si rompono. Non far cadere le sfere di vetro.

Come facciamo in modo che cadano le palline giuste?

Questo è il tema di oggi. Per prima cosa, ci vuole una trasformazione culturale. Ted Bauer qui parla della divinizzazione che abbiamo operato nella nostra società del maniaco del lavoro, del workhaolic. E sostiene che per smontarla non occorra solo un nuovo metodo di lavoro ma anche una nuova idea di successo. «Il “successo” dovrebbe essere tornare a casa alle 16:00, spegnere gli schermi, passare del tempo con i propri cari e guadagnare la quantità di denaro necessaria affinché la tua famiglia abbia la vita che desidera avere. Dovrebbe essere “successo”, ma spesso pensiamo al “successo” in termini di casa grande, bella moglie, bella macchina, stipendio solido, capacità decisionali manageriali sul lavoro, vacanze, seconda casa, affiliazioni giuste, ecc. Tutto ciò alimenta la cultura del maniaco del lavoro e la convinzione che non si possa avere successo senza essere un maniaco del lavoro».

Ci sono: per me “successo” è tornare a casa alle 16. Come faccio?

Una interessante autoanalisi ce la propone qui Andrew Fiouzi: sei davvero super impegnato o sei solo disordinato? «C’è i: una scrivania o un posto di lavoro disorganizzato», scrive. Ma c’è anche un disordine moderno e più invisibile: «I file sul tuo computer, le notifiche dai tuoi account Twitter e Facebook e tutto ciò che fa “ping” nella notte. Questo crea una forma digitale di disordine che erode la tua capacità di concentrarti e di eseguire attività creative». Secondo uno studio, «ci vogliono 23 minuti e 15 secondi per tornare al lavoro», scrive The Muse. Vale a dire che ogni volta che metti in pausa la tua concentrazione per fare un piccolo giro su YouTube, aumenti la tua giornata lavorativa della durata di 23 minuti e 15 secondi.

E se invece ho solo troppe cose importanti da fare?

Roger Martin lavora spesso con i Ceo, per aiutarli sottrarre un po’ di tempo al loro calendario. «Di solito, l’obiettivo è di 12 o 24 giorni, ovvero uno o due giorni al mese. Possiamo sempre trovare i giorni e riutilizzarli per attività più preziose». Qui ci spiega con uno schema molto semplice come analizzare dove spendiamo il nostro tempo (WTP), cosa  dovremmo fare di davvero rilevante (HTW) e qual è il nostro set di capacità distintive (MHC). Ebbene, a questo punto si tratta solo di «riallocare il tuo tempo in base a un WTP che abilita un HTW basato sul tuo set unico di MHC». Sembra una formula assurda ma se la leggi è molto semplice.

Questa formula mi fa venire il mal di testa

Allora prova con i colori. Piccolo passo indietro. Anche Bill Gates ha avuto il problema di cui stiamo parlando. Così un bel giorno ha preso il suo tempo di lavoro e lo ha diviso in quattro segmenti, assegnando a ciascuno il 25% del suo programma: persone (assunzione, reclutamento e gestione del team), strategia aziendale, marketing e clienti. Ogni volta che il programma non rispettava questo equilibrio, lui lo modificava. Il fondatore di Shopify, Tobias Lütke, ha aggiunto a questo metodo una componente: colorare ogni tipologia di attività in base a un codice-colore, per esempio blu per le persone e rosso per i prodotti, rilevando a colpo d’occhio se il programma corrisponde alle sue priorità.

Il metodo che preferisco

Confesso di non avere un’intelligenza adatta agli schemi complessi. Perciò ho trovato conforto in questa semplice regola di vita: «Collega sempre le piccole cose che fai alla cosa più grande che speri di realizzare», scrive James Clear. «Cinque minuti possono essere spesi lavorando su qualcosa di banale o lavorando su qualcosa che cambia la vita. Una breve sessione di lavoro orientata verso una grande causa è sempre tempo ben speso. La maggior parte delle azioni quotidiane evapora. Alcune si accumulano».

«Ricorda, solo perché stai facendo molto di più non significa che stai ottenendo molto di più. Non confondere il movimento con il progresso. Mia madre mi diceva: “Puoi correre sul posto tutto il tempo e non arrivare mai da nessuna parte”. Quindi continua a lottare, continua ad avere obiettivi, continua a progredire».

Denzel Washington

Questo articolo è tratto dal numero 52 del 18 febbraio 2023 della newsletter “Voices”, una newsletter settimanale di Diagonal curata da Annalisa Monfreda. Ogni settimana racconta storie, voci, dati e approfondimenti per ispirarti lungo il percorso verso un’azienda inclusiva. Siamo infatti convinte che la diversità sia la più grande opportunità di innovazione che abbiamo, l’occasione di riscrivere le regole del lavoro, di ridisegnarne i riti, gli spazi, la cultura. Se desideri iscriverti clicca qui. Ti aspettiamo!

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